Perchè praticare un koryu oggi
Approfondimento di Claudio Regoli
L'epoca Meiji, nel 1863 con il ritorno al potere della Casa Imperiale, e la successiva modernizzazione, portò in Giappone dei grandi sommovimenti.Tra le altre cose, portò ll'abolizione della rigida divisione in caste. Se da una parte la classe samurai era scomparsa, dall'altra, tutto il popolo poteva avvicinarsi ad attività che prima erano riservate ai soli guerrieri.
In questi sommovimenti, le vecchie scuole sopravvivevano a stento, ma d'altronde quello di sopravvivere era il primo insegnamento dell'arte marziale. Tuttavia, ben presto, la percezione che l'addestrqamento che era stato dei guerrieri, fornisse anche al cittadino normale delle qualità apprezzabili,portò alla nascita dei cosidetti gendai budo, Arti Marziali che, pur cercando l'efficacia di quelle antiche, attraverso l'attività sportiva, fornivano un modello di formazione educativa.
Ben presto, sulla scia del kendo, nato quasi spontaneamente dal confronto fra le antiche scuole d'armi, sorse il Judo, creato da quel grande educatore che fu Jigoro kano,e quindi le altre. Le Arti Marziali, sia pur modificate, chè dire sportivizzate sarebbe semplicistico, divennero parte dell'educazione nazionale.
Tuttavia, accanto alle Arti Marziali Moderne, sia pure ridotte nei numeri e nell'importanza, sopravvissero anche numerose scuole antiche, come quelle che abbiamo osservato oggi.
Perchè mai, nell'epoca attuale, dovremmo avvicinarci ad uno di Koryu, le vecchie scuole tradizionali?
A parte l'innegabile fascino dell'esotismo e l'impressione di fare un tutto nel passato, esistono dei motivi plausibili per aderire ad una delle cosiddette Scuole antiche o Koryu.
Il primo motivo è l'unicità di un insegnamento che, attraverso l'addestramento del corpo, in realtà educa la mente, fino a che queste due metà che in noi sembrano spesso antagoniste, si fondono in un tutto unico, prestando il corpo sostegno alla mente e viceversa.
Per questo è necessario un percorso che potremmo dire di purificazione, in cui il cervello, con tutti i suoi limiti, il principale dei quali è la lentezza nel governare il corpo,viene ridimensionato, portandolo ad uno stato di quiescenza, che è simile a quello di attenzione-concentrazione che è l'introduzione allo stato meditativo,Poi, vi è il rapporto con gli altri: lo studio è solitario ma si svolge in un gruppo, in cui ogni partecipante interagisce con gli altri,aiutandoli a progredire e mosrando loro la propria vera essenza, poichè nell'addestramento al combattimento è impossibile mentire.
Dato che, per controllare gli altri, che è anche la lettura dell'ideogramma bu, arte marziale, bisogna partire dal centro per poi estendere la propria influenza, visto che al centro ci siamo noi stessi, il lavoro inizia quasi subito con il conoscere il meglio possibile le proprie qualità ed i propri limiti. questo avviene anche grazie al confronto con gli altri.
Dalla maggiore conoscenza di noi stessi può partire anche il lavoro per migliorare che è il fine, neanche tanto nascosto, della pratica marziale di ogni età.
Con l'avanzare dello studio e l'aumento della fiducia nella scuola stessa,essenziale per un progresso sincero, sarà il metodo stesso, nel corso degli allenamenti, a fornire le indicazioni per migliorare, grazie all' acquisizione, con l'esperienza, di una accresciuta percezione.
Il cervello, ridotto ad uno stato di quiescenza ma non di inattività, aiuterà il corpo con i dati aquisiti senza elaborarli, in uno stato sub cosciente simile all'istinto primordiale, fino a raggiungere quello stato di corpo e mente unificati essenziale per ottenere la massima efficacia.